Meglio un SUV o un bel giardino?
E’ sempre una questione di priorità
Premessa: il tono provocatorio ed ironico dell’articolo ha come unico obbiettivo quello di tentare di smuovere le nostre coscienze, ormai prigioniere del consumismo più cieco e sfrenato.
Ma perchè proprio i SUV?
Perché rappresentano ad oggi l’oggetto del desiderio per eccellenza. Ma attenzione: chi compra un oggetto in realtà sta comprando un’esperienza. L’acquirente del SUV probabilmente si aspetta di provare ogni giorno la stessa dose di piacere. E’ forse convinto che tutto ciò lo renderà felice.
Ma non è più felice chi acquista un altro tipo di esperienza come il viaggio? Decisamente più economico, il viaggio viene pregustato, vissuto e consegnato alla memoria. Ci farà crescere e lo porteremo con noi tutta la vita, rivivendolo ogniqualvolta ne avremo voglia.
Qui ho unito le mie due passioni: il viaggio e i giardini! Hole Park Gardens, Kent.
Chi acquista l’esperienza SUV spesso e volentieri lo fa per moda o per quel desiderio di potere e dominio insito nella natura umana. Nei casi peggiori, vi è la volontà di prevaricazione nei confronti del prossimo. Tutte componenti antitetiche alla felicità.
Ma credetemi: non è assolutamente mia intenzione etichettare in modo negativo l’acquirente del SUV. Anzi, etichettare e giudicare sono forse i peggiori nemici dell’essere umano, artefici dell’odio e delle guerre che ci hanno accompagnato nei secoli.
Se è vero che l’acquisto di un SUV può essere animato solo da questi fattori, è vero anche che chi lo compra possa aver necessità di sentirsi protetto alla guida, di non dover andare dal gommista ogni due per tre a causa dei disastrosi manti stradali italiani e di sentirsi a proprio agio sia su percorsi sterrati che asfaltati.
In questo caso, probabilmente sarete consapevoli di cosa rende felice la vostra vita e arricchisce la vostra esistenza e quindi, potendo farlo, vi permettete anche il SUV!
Il mio articolo però non è rivolto a voi…….(ma spero comunque di avervi destato la curiosità per andare avanti).
E’ rivolto a tutti coloro che, come già anticipato, ripongono le proprie speranze di raggiungere il piacere e la felicità nell’esperienza sbagliata: il SUV!
E guardate che se ci pensate bene, non è altro che un problema di priorità.
Dati Istat alla mano, e per dare un po’ di tono serio all’articolo, le priorità degli italiani sono:
1) Il lavoro.
2) Riduzione della pressione fiscale.
3) Semplificazione della burocrazia.
Ma io so con fiera certezza che in realtà le prime tre priorità dell’italiano sono (in ordine sparso):
– Il SUV (ancora?! si)
– Il calcio (panacea di tutti i mali)
– Il cibo (amore dove andiamo sta sera? al ristorante)
E’ proprio qui il problema. Le priorità.
Se quelle elencate dall’Istat rientrano nelle priorità primarie, le seconde da me elencate rientrano in quelle secondarie. Rientrano in tutte quelle azioni che noi svolgiamo quotidianamente per tentare di dare un senso alla nostra esistenza, per alleviare lo stress, per distrarci magari da una vita non proprio soddisfacente e per occuparci in qualcosa che ci distolga dalle vere priorità (quelle dell’Istat). La domanda è, dando per buoni gli scopi: ma le abbiamo scelte bene?
Ne siamo davvero così prigionieri solo perché impregnate nella nostra cultura e tradizione?
Bisogna essere consapevoli del fatto che tutta la nostra vita è una scelta. Se ogni mattina ci alziamo e andiamo in ufficio a fare un lavoro che odiamo, lo facciamo per scelta.
Scegliamo di non licenziarci perchè dobbiamo mantenerci, perchè vogliamo aiutare i nostri ragazzi a costruirsi un futuro, ecc.
Nessuno però ci impedisce di rischiare e rimetterci in gioco per garantirci un futuro più soddisfacente. Se non lo facciamo è sempre per scelta (scegliamo di non uscire dalle nostre zone di comfort, prigionieri di una sicurezza che porterà molto probabilmente solo che infelicità).
Uscire dal gregge, senza averne paura, per sperimentare altre strade che portino alla consapevolezza e quindi alla felicità, è possibile. Nessuno ci ha imposto di comprare il SUV, è una nostra scelta. Dobbiamo solo capire se è dettata dalla società o se siamo noi a volerlo veramente per motivi di esclusiva natura pratica.
Potremmo scoprire, sperimentando, che altri tipi di esperienze ci arricchirebbero maggiormente e ci farebbero avvicinare al nostro scopo: essere felici e vivere la vita nella sua pienezza.
E’ difficile descrivere le emozioni che ho provato arrivando in questo magico luogo dei meravigliosi Hole Park Gardens, Kent.
Ma Stefano questo è un articolo di filosofia e psicologia o di giardinaggio? Dove vuoi arrivare?
Questa doverosa introduzione farà da trampolino di lancio alla vera essenza del messaggio che ho per voi (e no, non riguarda i SUV). Mi è servita più che altro per far capire come possiamo in qualunque momento decidere di cambiare i nostri interessi o destinare i nostri fondi in qualcosa di veramente utile e costruttivo per noi stessi. Le priorità non sono per sempre e cambiano a seconda del momento della vita o del momento storico che sta vivendo il paese.
Non è un segreto che le giovani coppie italiane di oggi, piene di difficoltà economiche e di incertezze, scelgano di non destinare i loro fondi nella costruzione di un nuovo giardino. Chi potrebbe biasimarli?
Il mio articolo riguarda chi può ma sceglie comunque di dedicare tempo e risorse ad altro. Questo soggetto può essere lo stato italiano come può essere il singolo cittadino.
Che posto ricopre il verde in Italia?
Se potessimo stilare una classifica con 100 voci, il verde (inteso come pubblico e privato) ricoprirebbe l’ultimo posto.
Per questo motivo ad oggi in Italia accade questo:
– Chiunque può esercitare la professione di giardiniere: mestiere estremamente complesso che richiede un’ottima conoscenza in fitopatologia, pedologia, garden design, impianti di irrigazione, arboricoltura, botanica e sicurezza sul lavoro. Senza tralasciare la manualità che comunque può essere migliorata con l’esperienza.
– L’offerta formativa per tutta la filiera del verde è incompleta e assente in molte regioni: ad esempio all’estero esistono percorsi di studio di svariati anni sia di giardinaggio che di garden design.
– La qualità della gestione del verde pubblico italiano è molto bassa e assolutamente non comparabile con gli standard europei (senza scomodare altri continenti): gli alberi vengono quasi sempre capitozzati (che cosa vuol dire? vedi QUI), le aiuole sono quasi sempre mal progettate o spesso abbandonate, i prati mal gestiti e con sprechi ingenti di risorse ed infine, i parchi pubblici versano in condizioni pietose.
– Circa il 90% dei giardini privati italiani non si può definire un Giardino: gli elementi primari sono un prato e piante inserite senza alcuno schema progettuale. Se in alcuni casi l’amore e il buon gusto del proprietario compensano la poca esperienza in materia, nella maggior parte dei giardini prevalgono il cattivo gusto, la noncuranza, la mancanza d’interesse verso il mondo vegetale e un’eccessiva visione antropocentrica.
Queste 4 componenti sintetizzano la situazione italiana del verde, che se non fosse per un settore florovivaistico molto florido (ma con difficoltà), sarebbe un completo e totale disastro.
Qualche scatto a Hyde Park, Londra. Parco pubblico.
Correlazioni tra verde pubblico e privato
La parola “pubblico” esprime la fruibilità di un bene da parte di tutti, ma spesso ci si dimentica che anche il “privato” influisce enormemente sull’esistenza e sulla qualità del bene comune. Per quanto privato, un giardino verrà visitato negli anni da molte persone e nel migliore dei casi da intere generazioni. Ogni ospite verrà stimolato o influenzato a sua volta a creare un altro giardino dai connotati più o meno simili, entrando in un ciclo senza fine. Possiamo quindi affermare che in un qualche modo anche il giardino di casa nostra rientra nel concetto di verde pubblico. Essi sono strettamente collegati e s’influenzano a vicenda.
Dove c’è attenzione, cura, dedizione e soprattutto conoscenza verso il mondo delle piante e del giardinaggio domestico, vi sarà automaticamente virtuosismo da parte delle amministrazioni. Un verde pubblico ben gestito e in continua evoluzione servirà da stimolante per i cittadini, i quali a loro volta contribuiranno positivamente al mantenimento dello stesso e al miglioramento del proprio spazio privato.
Potrà sembrare un’assurdità ma entrando nei giardini privati all’interno di una grande o piccola città, potremo renderci conto del livello di verde pubblico di cui usufruiscono gli abitanti del luogo e di quanto sia determinante per la qualità della vita. La visione del verde, e più nel dettaglio del giardino, è quindi parte integrante della cultura di un popolo. Più questa visione è sviluppata, più è possibile notare armonia tra l’uomo e la natura, in qualsiasi giardino o parco pubblico.
Un giardino privato nel Kent.
Benefici degli alberi in contesto urbano
Gli alberi, quando sono ben gestiti (non è il caso dell’Italia):
• Migliorano la qualità dell’aria grazie alla fotosintesi: un albero centenario di circa 7000 mq di superficie fogliare, assorbe in un’ora circa 2,5 kg di anidride carbonica, restituendo nell’atmosfera 1,7 kg di ossigeno.
• Assorbono l’inquinamento: le foglie intercettano e trattengono le polveri sottili, i particolati, e i batteri. Pensate che un ettaro di bosco può trattenere in un anno ben 50 tonnellate di polveri.
• Mitigano le temperature: il che si riduce in risparmio energetico nei periodi caldi e miglior vivibilità nelle aree intensamente costruite. Grazie all’ombra delle chiome, gli alberi riescono ad abbassare la temperatura dei palazzi e riducono la riflessione del calore nelle strade. In inverno le chiome garantiscono riparo dai venti freddi.
• Riducono il rumore: un’alberatura fitta e composta da esemplari adulti può arrivare ad attutire l’inquinamento acustico dai 5 fino ai 10 db.
• Diminuiscono il deflusso delle acque piovane: gli alberi trattengono gran parte dell’acqua in eccesso, evitando il sovraccarico dei condotti idrici e rispettivi allagamenti della superficie. L’acqua che va nel sottosuolo viene inoltre in parte depurata dagli inquinanti.
• Diminuiscono lo stress: una forte presenza di alberi in ambiente urbano crea un effetto calmante per i cittadini, riducendo significativamente il livello di ansia e stress. Un ambiente urbano permeato di natura favorisce i rapporti sociali che si presentano così più aperti e costruttivi.
• Apportano benefici economici: in termini numerici, tutti i benefici elencati finora valgono circa 45.000 € per l’intero ciclo di vita di un albero. Nel 1992 negli USA è stato calcolato che circa 100 milioni di alberi situati nei tessuti urbani delle città, avrebbero consentito un risparmio energetico di circa 2 miliardi di dollari.
Gestione virtuosa dell’albero in UK.
Il Giardino è felicità
Diversi filosofi si sono interrogati sul significato di giardino, non trovando a oggi ancora una risposta definitiva. David E. Cooper sostiene che il giardino sia “l’epifania di un determinato rapporto tra la creatività umana e il terreno misterioso del mondo in cui gli esseri umani agiscono”. Il giardino è quindi espresso nel suo più appropriato significato come rapporto di codipendenza tra uomo e terra.
Egli sostiene che tutte le attività da giardino contribuiscano a una vita felice, non nel senso moderno del termine, ma riferendosi a una vita condotta nella verità. Una vita che rifiuta l’autonomia dell’intervento umano e manifesta apprezzamento, senso di cura e di responsabilità verso ciò che ci è stato donato. Il giardino, inteso sia come luogo sia come insieme di at-tività legate a esso, migliora la nostra vita aumentando quel legame con la terra e le nostre origini.
Non è importante dedicarsi al giardinaggio, con il giusto approccio, solo per il raggiungimento di obiettivi collettivi, ma anche per se stessi, per imparare nuove virtù e arricchirsi interiormente.
Scegliere il Giardino al posto del SUV
La mia intenzione potrà sembrarvi un po’ presuntuosa ma vi assicuro: possedere un giardino ben progettato può regalarvi delle sorprese inaspettate:
– Allontana dall’eventuale degrado che possiamo trovare fuori casa: il degrado negli ultimi decenni si è talmente impadronito di alcuni contesti urbani italiani da rappresentare la normalità. Ci si è letteralmente abituati al brutto. Riscoprire, rientrando a casa, che la bellezza può essere pianamente espressa con il rapporto armonico tra uomo e natura, non è forse meraviglioso?
– Ci educa al bello: riscoprendo la bellezza, riscopriamo anche i benefici che essa comporta. Andiamo a ripescare nella nostra mente quell’informazione sopita, sommersa, che ci dice che la vita è bellezza. E’ un primo passo per cominciare a proiettare il bello anche all’esterno delle nostre mura e vi garantisco: l’Italia ne ha tanto bisogno.
– Contribuisce a mitigare gli effetti catastrofici del surriscaldamento del pianeta: non solo abbassamento di temperatura ma anche un forte aiuto a tutti gli insetti impollinatori. A causa dei cambiamenti climatici, sempre più spesso accadrà che la fioritura delle piante non coinciderà con l’entrata in azione degli insetti pronubi, condannandoli alla morte. Con l’aiuto di un valido progettista è possibile inserire piante che fioriscano in momenti diversi dell’anno, garantendo cibo a volontà per i nostri preziosi alleati.
– Favorisce le attività all’aria aperta: può e deve rappresentare la nostra casa ma senza il tetto. Dobbiamo essere invogliati a viverlo in diversi momenti dell’anno e nelle modalità più disparate, altrimenti vuol dire che a monte è stato fatto un pessimo lavoro! Socializzare con altre persone, leggere un libro, giocare con gli animali o con i propri bambini, fare giardinaggio, esercizi per il corpo, meditazione, ecc., sono tutte attività che all’esterno acquistano una valenza diversa. Perchè? A stimolarci ulteriormente c’è l’incontro perfetto tra noi e la natura: il giardino.
– Ci emoziona: le emozioni legate al giardino meriterebbero un articolo a parte, perchè spesso sottovalutate e sconosciute. E’ forse qui il vero fulcro del giardino, capace ogniqualvolta di regalare emozioni diverse a seconda della mano del progettista, dei gusti del committente, del periodo storico, del clima, delle stagioni, del contesto e delle piante utilizzate.
Se nelle nostre visite in giardini famosi non riusciamo a provarle, è perché non siamo allenati a farlo, perché badiamo al dettaglio anziché all’insieme. Rimarreste semplicemente sconvolti dal range di emozioni che potreste provare nell’arco di un anno in un bel giardino, o semplicemente immergendovici completamente durante una breve visita.
Profumo, colore, suono, forma, cambiamento, scoperta, sono soltanto alcune delle componenti in grado di emozionarci e riempirci il cuore.
– Riconcilia alla natura: nell’era del tutto e subito, il giardino ci costringe a vedere il mondo in modo diverso: o ti adegui ai suoi lenti ritmi oppure avrai solo che delusioni. E’ solo con l’osservazione, la pazienza e la perseveranza, che riusciamo a stabilire un vero contatto con la natura e a trarne beneficio. La fretta e la superficialità sono bandite e quindi vi chiedo: non siete forse stanchi di fretta e superficialità?
– Semplicemente, ci educa: ci insegna ad amare la natura, a rispettare l’ambiente, a valorizzare il bene comune, ci aiuta ad amare noi stessi, a capirci meglio, ci da gli strumenti per acquisire una consapevolezza superiore. Se pensate che il giardinaggio, sottoforma di ortoterapia, viene utilizzato come terapia riabilitativa, potrete immaginare gli immensi benefici che può darci.
La curiosità nell’esplorare, scoprire e assaporare un giardino ben progettato è sempre molto forte…..Pashley Manor Gardens.
Insomma, provate e fatemi sapere. E non dimenticate, non basta avere un bel giardino per provare tutto questo: io vi consiglio caldamente di sporcarvi le mani!
Fatevi lasciare uno spazio in cui far emergere la vostra creatività e voglia di sperimentare, oppure rendetevi partecipi del mantenimento del vostro giardino imparando le corrette tecniche colturali. Soltanto così potrete viverlo veramente nella sua pienezza e trarne immensa soddisfazione. Con tutto il rispetto……altro che SUV.
di Stefano Assogna