Olivo: come potarlo?
Gli errori tramandati da generazione in generazione
Come accennato nel mio articolo sulla corretta potatura, è arrivato il momento di parlare di olivi.
Più fusti formano la chioma globosa dell’olivo spontaneo.
Le campagne alle porte di Roma sono terreni fertili per la coltivazione di questa meravigliosa pianta, Olea europaea. Utilizzato sin dall’antichità, l’olivo è oggi quasi sempre presente nei nostri giardini o terreni agricoli, ereditato spesso dai nonni. La conoscenza della sua coltivazione varia però dalle zone di produzione. Se si ha la fortuna di abitare ad esempio in territori DOP (denominazione d’origine protetta), non sarà difficile trovare dei bravi potatori che sappiano gestire nel miglior modo questa pianta. Uscendo dalle aree con forte vocazione per l’olivicoltura (Sabina, Canino, Cave, Latina, ecc.) e spostandoci alle porte di Roma si assiste ogni anno a veri e propri orrori.
“Un grammo di buon esempio vale più di un quintale di parole”
Nel caso cercassimo un esempio da seguire sfortunatamente è molto più facile imbatterci in oliveti mal potati. La continua visione di una scorretta gestione dell’olivo lungo le strade di scorrimento, e quindi nel quotidiano, ci porta automaticamente a credere nella bontà di essa.
A ciò va sommata la nostra propensione a dare per buono ciò che ci è stato tramandato dai nostri nonni o genitori. Ma è sempre corretto ciò che abbiamo sempre fatto in un determinato modo?
Partiamo dal presupposto che in natura l’olivo produce frutta in abbondanza per garantire il proseguimento della specie. Un buon intervento di potatura si limita quindi nel facilitare la raccolta massimizzando la produzione. Aimè quasi sempre non facciamo altro che danneggiare anno dopo anno le nostre piante, compromettendo la produzione e aumentando i tempi e i costi di gestione.
Cosa non dobbiamo fare
Per imparare a potare non basta leggere un articolo o vedere un video, bisogna fare pratica sul campo con un valido istruttore. Mi limiterò a far passare cosa non va mai fatto nei confronti dei nostri olivi.
Per prima cosa osserviamo la forma di un olivo non potato:
L’eleganza di questa foto risiede nell’armonia che vi è tra la grandezza del fusto e della chioma. Sebbene la produzione di olive sarà sempre superiore rispetto ad una pianta “domata” dall’uomo, non sarà però congeniale ai fini della raccolta. E’ per questo motivo che si adottano tecniche di potatura come quella del vaso o del vaso policonico semplificato (a mio avviso la migliore).
Un olivo allevato a vaso policonico presenta i connotati di un olivo al naturale, ma con un’impostazione plasmata dalle esigenze dell’uomo. Tale impostazione non interferisce negativamente con il funzionamento della pianta, ma anzi trae vantaggio dall’assecondarne lo sviluppo.
Favorire lo sviluppo verticale di alcune cime preserva l’equilibrio ormonale dell’olivo, inducendo la pianta alla produzione anzichè all’emissione forzata di nuova vegetazione (prevalentemente succhioni e polloni).
Sfortunatamente e malgrado questa tecnica di potatura vada ad enorme vantaggio sia della pianta sia del proprietario, sempre più spesso si assiste alla capitozzatura.
Rimuovendo le cime si rende la pianta acefala. Il motivo? Si pensa erroneamente che per distribuire le olive nella parte inferiore e a portata di mano bisogna rimuovere gli apici vegetativi. Non esiste cosa più sbagliata.
Non rimuoviamo mai le cime ma anzi favoriamone lo sviluppo selezionando quelle più congeniali. In questo modo il fabbisogno energetico della pianta non viene stravolto con il risultato di ottenere più olive anzichè più vegetazione.
Osservate e memorizzate questa mia foto di repertorio e soprattutto, non prendete esempio!
Un olivo allevato a vaso policonico semplificato ricorda la forma naturale di questa pianta, la foto qui sopra a mio parere assomiglia più a questo lugubre ritratto dell’antichità:
Un altro fattore di cui bisogna assolutamente tener conto per interventi errati come la capitozzatura è la propensione a sviluppare malattie. Effettuare tagli superiori ai 10 cm comporta l’inevitabile arrivo delle carie del legno. L’entrata dei funghi compromette nel tempo la stabilità della pianta e la salute di essa, anticipando il deperimento e il crollo di branche produttive.
A meno che non siano strettamente necessari interventi di rigenerazione evitiamo sempre tagli importanti. Una volta impostata la forma di allevamento concentriamoci quindi sulla rimozione dei succhioni, la scelta delle cime e il diradamento dei rami produttivi.
Ricordatevi sempre, come regola generale, che asportando grandi quantità di massa legnosa si indurrà la pianta ad un’incontrollata emissione di nuovi rami, a discapito della produzione di frutta. Non asportiamo mai più di un 20-30% di vegetazione. Il vaso policonico ci aiuta quindi a mantenere i costi di gestione bassi, ottenendo il massimo della resa.
Particolare attenzione va prestata agli attrezzi. Evitate le pericolose motoseghe e scale e munitevi di seghetto telescopico e svettatoio per operare dal suolo in tutta sicurezza. Occhiali e un buon paio di scarpe antinfortunistiche.
Con la mia assistenza è possibile apprendere velocemente ed efficacemente la corretta gestione dell’olivo. Con un piccolo investimento in formazione ridurrete drasticamente i costi e i tempi di gestione negli anni a venire, ottenendo un notevole incremento di produzione. Il tempo impiegato per una potatura di un olivo allevato a vaso policonico difficilmente supera i 10 minuti per pianta.
A differenza dei comuni corsi di gruppo, la mia lezione di potatura o consulenza si svolgerà individualmente e direttamente nel vostro giardino o terreno agricolo.
Per qualsiasi informazione riguardo costi e modalità non esitate a CONTATTARMI.
di Stefano Assogna